Quel giorno i Magi videro la stella dell'oriente come fosse nato un Re
Si udiva il pianto di Rachele, uccisero i suoi figli ma Erode voleva me
Figlio dell'uomo
Il signore è sceso dal suo trono
Ora l'unto vive in mezzo a loro
Ma non indossa una corona d'oro
Sono il Verbo
Sono il Logos
Nato dalla vergine come Horus
La mia esistenza è come un mistero
Ma importa solo il mio ministero
Per i miei fra' qui non c'è più tempo
Se non cambia la legge del tempio
Devo portarla ad adempimento
Devi solo seguire il mio esempio
Senti
Ho digiunato per quaranta giorni e per quaranta notti solo nel deserto
Insieme al diavolo che mi tentava, se solo sapessi quello che mi ha offerto
Vade retro, vade retro, procedo solo e non mi perdo
Lui non può prendermi da tergo
Io sono l'Uno, sono il verbo
Beato l'ultimo che sarà il primo
Nel regno dei cieli che è ormai vicino
Beati i miseri e i perseguitati
Saranno premiati dall'amor divino
Voi siete il sale della terra, la luce del mondo, l'ago di questa bilancia
Vi è stato detto occhio per occhio poi dente per dente ma porgete l'altra guancia
Tendo la mano anche alla lebbrosa
Perché l'amore cura ogni cosa
Perché se l'uomo vuole una cosa
La ottiene in maniera miracolosa
Se tuo fratello pecca contro te
Tu va e convincilo tra te e lui solo
Ciò che vi lega sulla terra vi legherà in cielo
Quindi impara anche il perdono
Ho visto un Dio fatto d'amore luce e comprensione, sì come le vostre madri
Ma la mia casa di preghiera piena di mercanti, mi sembra un covo di ladri
Verranno in molti nel mio nome e molti nel mio nome porteranno morte stragi
Ho dietro solo dodici seguaci, però non basta solo che mi baci
So che mi rinnegherai tre volte
Non servono lacrime sulla gota
Anche se un fratello mi manda a morte
Perdonerò pure Giuda Iscariota
Ma nel giardino del Getsemani
Tutto cadeva dalle mie mani
Li ho visti tutti lì addormentati
Ora so che morirò domani
Padre nostro, padre nostro
È un'agonia ma non lo sanno
Padre nostro, padre nostro
Loro non sanno quel che fanno
Non temo la flagellazione, nella mia missione è fatta la sua volontà
Simone porta la mia croce mentre mi conduce al luogo detto Golgota
Mi hanno deriso, mi hanno insultato, non capivano ma li capisco
Mi hanno sputato addosso, mi hanno detto: "Scendi dalla croce se sei il vero Cristo"
Mi hanno chiamato re dei giudei
Mi hanno frustato mi hanno percosso
Mi hanno messo una corona addosso
Fatta di spine e un mantello rosso
Dio mio perché mi hai abbandonato?
Io sto espiando il loro peccato
Dio mio perché mi hai abbandonato?
Rendo lo spirito all'ultimo fiato
Un grido, un boato, è crollata
La cortina del tempio è stata squarciata
La via del signore è stata tracciata
La sua parola è stata annunciata
(Dio mio perché mi hai abbandonato?)
(Dio mio, Dio mio)
(Dio mio perché mi hai abbandonato?)
(Dio mio, Dio mio)
(Dio mio perché mi hai abbandonato?)
(Dio mio, Dio mio)
(Dio mio perché mi hai abbandonato?)
(Dio mio, Dio mio)
Il mito conserva tutto il suo valore di simbolo di una realtà trascendente solo finché è vivo nelle coscienze il senso della sua non realtà assoluta e della sua allegoricità. Ma è facile comprendere come assai presto il senso dei simboli mitici si oscuri, e ciò che non era se non la veste diventa la sostanza del mito stesso
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